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FOTO STORICHE | Galleria W. Biagetti
Uno dei luoghi più ricchi di vita della Bellaria Igea Marina di ieri e di oggi è il porto. Già dalla fine dell’ottocento, sulla sinistra della foce dell’Uso, si estendeva una borgata di case, poco più che capanne, abitate da pescatori, che ricoveravano le loro barche nel fiume, precariamente adattato a rifugio portuale. Si trattava di lance, battane, e paranze, piccole imbarcazioni a vela e a remi, utilizzate per la pesca “terriera”, cioè vicina alla costa.
I più giovani e gli anziani, nella buona stagione, praticavano la “tratta”, ovvero una rete distesa dalla barca e poi tirata a braccia dalla riva. Le pescivendole si incaricavano infine, in bicicletta, di portare il pesce nelle borgate e nelle case sparse dell’entroterra, scambiandolo spesso con i prodotti agricoli.
Oggi gli addetti alla pesca sono circa duecento riuniti in cooperative. Si dedicano, con tecniche innovative, alla pesca a strascico, alla pesca delle vongole e a quella da posta con reti a tramagli, con le nasse alla cattura delle seppie, coi cestelli a quella delle lumache di mare, con i cugulli o bertòvelli a quella delle anguille, o alla coltura, in campi marini, di mitili e ostriche. Ancora, nelle vie del paese si sente talvolta il richiamo delle pescivendole, ma la maggior parte del prodotto viene commercializzato attraverso la grande distribuzione.
